Portogallo, nuove modifiche alla legislazione sull’aborto
(ed. Gennaio 2016 – “La Voce della Vita“)
L’aborto è sicuramente tra i temi più discussi in Portogallo, paese con una forte maggioranza cattolica e che ha reso legale l’interruzione volontaria di gravidanza nel 2007 grazie a un referendum. Prima del 2007 il Portogallo aveva una delle leggi sull’aborto più restrittive in Europa, infatti l’interruzione volontaria della gravidanza era consentita solamente in casi di gravidanza a seguito di uno stupro, oppure in casi in cui la salute della paziente o del feto erano a rischio o per malformazioni di quest’ultimo. I professionisti che eseguivano l’IVG al di fuori di questi due casi venivano puniti con un massimo di tre anni di carcere. L’ 11 febbraio 2007 il partito Socialista, che allora aveva la maggioranza di governo, propose un referendum riguardo la depenalizzazione dell’aborto; il 59,25 % dei votanti approvò la depenalizzazione ma effettivamente non fu raggiunto il quorum poiché l’affluenza fu inferiore al 50%, cosa che in Portogallo rende non vincolante la proposta referendaria. Con un gesto molto criticato, l’allora primo ministro José Sócrates decise di sottoporre la nuova legge sull’aborto all’allora presidente della Repubblica Aníbal Cavaco Silva che la firmò il 10 aprile 2007 . La decisione fu molto criticata anche dal sindacato dei medici e ancora oggi sono numerosi i casi di obiezione di coscienza . Il 22 luglio 2015, la legge sull’aborto è stata cambiata dall’attuale partito socialdemocratico e sono stati introdotti alcuni nuovi obblighi che la rendono più restrittiva.
Il primo nuovo adempimento per le donne che vogliono interrompere la propria gravidanza è il pagamento di una “tassa” dall’importo ancora sconosciuto; questo provvedimento è stato criticato da più parti in quanto limiterebbe le possibilità di accesso all’aborto alle fasce economicamente più basse della popolazione quali giovani donne senza lavoro, minorenni e così via.
Un altro cambiamento apportato alla legge è che la pratica dell’aborto deve essere necessariamente preceduta da un periodo di riflessione durante il quale i genitori devono essere accompagnati da psicologi e assistenti sociali e la consulenza di questi è obbligatoria e improntata a comunicare alla madre (e al padre, se presente) il valore della vita e della cura del nascituro. Anche questo dato è stato criticato, soprattutto per il fatto che dover necessariamente prendere appuntamento con uno dei suddetti professionisti potrebbe allungare di molto i tempi della procedura, facendo così superare alla donna il limite legale per abortire che in Portogallo è di 10 settimane, limite già previsto dalla legge del 2007 e mantenuto.
La legge, così modificata, è stata fortemente criticata dalle associazioni in difesa dei diritti delle donne ritenendo che lo scopo di queste modifiche è quello di umiliare le donne portoghesi. Secondo gli oppositori invece, questa legge ha lo scopo di rendere molto più difficile, se non impossibile per le donne, accedere all’interruzione volontaria di gravidanza.
Arianna Traini