(in “La Voce della Vita” ed. ottobre 2015)
Per molti bambini in stato di abbandono è sempre più complicato trovare una famiglia che li accolga. Nonostante il nostro paese sia ai primi posti per numero di adozioni, la crisi ha compromesso uno dei principali requisiti per l’idoneità all’adozione, quello della stabilità economica. Inoltre, le coppie che decidono di adottare sono costrette a intraprendere un iter complesso, lungo e dall’esito incerto, motivo che spesso scoraggia e spinge alla rassegnazione o alla ricerca di alternative.
Tra queste troviamo la fecondazione assistita (pma, procreazione medicalmente assistita). Essa rappresenta una scelta appetibile non solo per le difficoltà relative all’adozione, quanto per il fatto che al contrario di questa offre la possibilità di avere un figlio biologico, frutto dell’unione dei corredi genetici dei due coniugi. È d’altronde legittimo desiderare un figlio che abbia i caratteri della madre e del padre. Tuttavia sorge un problema di natura etica, relativo non tanto allo snaturamento della procreazione all’interno della fecondazione assistita (critica operata dai più conservatori) quanto alla conseguente maggiore difficoltà di essere adotati per i bambini abbandonati.
Preferire la PMA all’adozione significa dimenticarsi di chi ha bisogno, di quei bambini che necessitano al più presto di una famiglia. Il problema etico diventa così un problema sociale, risolvibile solo attraverso un vero approccio personalista che metta al primo posto l’accoglienza e la solidarietà per coloro che sono già venuti al mondo e hanno sperimentato subito l’abbandono. Il problema della PMA non consiste quindi in una pura speculazione di bioetica, ma nella constatazione di una realtà concreta, nella quale lo stato deve entrare nel merito, cercando di semplificare i procedimenti di adozione al fine di incoraggiare a questo istituto.
Le scelte in ambito di filiazione sono di natura personale, e tuttavia con un chiaro eco sociale. E’ bene quindi essere consapevoli che anche l’adozione permette di vivere appieno, sebbene con sfumature differenti, la maternità e la paternità.
Mattia Patriarca