Articolo pubblicato su “La Voce della Vita” Ed. Aprile 2016
Le donne, le neo mamme e le mamme, sono tutelate e sostenute dallo Stato e nel sociale?
Ogni donna divenuta madre sa quanto è difficile e spesso penoso restare, per chi ha la fortuna di averlo già, nel mondo del lavoro. E’ storica la precaria condizione femminile nello status sociale lavorativo. Se poi è anche ragazza-madre, potrebbe diventare impossibile farne parte. Perché la maternità, e lo abbiamo potuto valutare anche nel numero precedente de “La Voce della Vita”, è intesa come una malattia. Mentre, la maternità dovrebbe ricoprire un ruolo sociale. Dovrebbe essere, oggi come oggi ancor di più, promossa e incentivata, al fine di non estinguerci. Italia e italiani. Invece, per esempio da un dossier di Save the Children del 2010, intitolato Mamme nella Crisi, è emerso che agli sportelli delle Politiche della famiglia alle ragazze in attesa consigliavano di non far riconoscere il proprio figlio al compagno, poiché solo così potevano ottenere punteggi nelle graduatorie per gli asili nido e per altri aiuti economici. Quindi un’assoluta mancanza di garanzie e welfare per le mamme precarie. A fronte di un’assistenza statale lacunosa, non c’è da stupirsi che in Italia si siano sviluppate diverse associazioni no profit, il cosiddetto “terzo settore”, che scelgono di occuparsi della tutela e dell’ampliamento dei diritti delle madri single, come per esempio, i Centri di Aiuto alla Vita (CAV: un servizio che aiuta moralmente e materialmente nuclei familiari, giovani coppie, donne sole e madri nubili che per varie ragioni sono nel dubbio o nella tentazione di respingere una vita nascente).
Il problema principale, poi, che riguarda le ragazze madri in Italia è che non esiste una legislazione specifica che regoli la loro condizione in ambito sociale e professionale. O meglio, ne esiste una ma che risale al 1967 (contributi ex OMNI) e prevede un aiuto economico. Tale legge prevede che l’aiuto deve essere erogato dalla Provincia di appartenenza. Però, ultimamente c’è un decentramento, se la Regione di appartenenza l’ha già applicato, occorre rivolgersi Comune di residenza.
Inoltre, non rientrano attualmente nelle cosiddette categorie protette. Fondamentalmente il loro status non è diverso da quello di qualunque altra madre, fatta eccezione per due diritti di cui godono: il diritto di inserimento in una casa famiglia o centro residenziale di assistenza e le agevolazioni di inserimento del piccolo all’asilo nido.
La ragazza madre viene ritenuta una madrecome tutte le altre, nonostante la loro condizione sia evidentemente svantaggiata, in quanto spesso queste donnenon possono fare affidamentosul proprio nucleo familiare nella gestione del bambino e nel suo mantenimento economico.
Come le altre madri hanno diritto all’assegno di maternità, se sono lavoratrici, quindi hanno un rapporto di lavoro retribuito, o disoccupate.
L’assegno di maternità per ragazze madri
Esistono due tipi di assegno di maternità, l’assegno statale e l’assegno comunale.
L’assegno statale, è a carico dello Stato ed è erogato dall’INPS, può farne richiesta la donna lavoratrice o disoccupata che goda dell’indennità di maternità.
La madre deve essere:
- cittadina italiana, comunitaria residente in Italia al momento del parto, o extracomunitariacon permesso di soggiorno.
- lavoratrice con diritto di indennità di maternità, che possieda almeno 3 mesi di contribuzione per maternità nel periodo compreso tra i 18 e i 9 mesi precedenti la nascita del figlio
- lavoratrice licenziata(o che ha dato le dimissioni) che ha almeno 3 mesi di contribuzione per maternità nel periodo compreso tra i 18 e i 9 mesi precedenti alla nascita del figlio.
- lavoratrice disoccupata che ha già fruito di determinate prestazioni economiche, erogate dall’INPS o altri enti previdenziali, a condizione che l’ultimo giorno di fruizione non sia lontano più di 9 mesi dal momento della nascita del figlio.
L’assegno comunale è a carico del comune di residenza, è erogato dall’INPS, ed è destinato a quelle donne che non hanno diritto a nessuna copertura previdenziale in quanto non hanno maturato contributi sufficienti per usufruirne. Quindi ragazze che non hanno mai lavorato, studentesse o coloro che hanno lavorato in nero o per poco tempo. Purtroppo questa è una delle condizione più diffuse tra le ragazze madri, che molte volte sono giovanissime e quindi non hanno alle spalle esperienze professionali importanti.
I requisiti per ricevere l’assegno di maternità comunale sono i seguenti:
- il nucleo familiare della madre, che può essere costituito anche solo da lei e il figlio, deve possedere un ISE (indicatore situazione economica) non elevato e comunque, al momento della richiesta, non deve essere più alto di quello possedutoal momento della nascita del bambino
La durata dell’erogazione dell’assegno comunale non supera i 5 mesi dal momento della nascita del bambino e l’importo di solito viene determinato annualmente. Le entrate che derivano dall’assegno di maternità non sono considerate come reddito ai fini fiscali e previdenziali. (Fonte: WEB).
Poi, sono in attoaltro tipo di agevolazionirivolteperò ai nuclei familiari e non propriamente alle ragazze madri. E sono le seguenti:
Bonus bebè 2016: consiste in un assegno di 80 euro al mese (960,00 euro all’anno) per ciascun figlio nato o adottato dal 1° gennaio 2015 e il 31 dicembre 2017, fino ai tre anni del bambino oppure fino ai tre anni dall’ingresso del figlio adottivo nel nucleo familiare in seguito all’adozione. (La novità del 2016: la regione Lombardia non prevede un bonus bebè per gli adottati nella Regione). Possono richiederlo le famiglie con reddito Isee fino a 25mila euro.
Bonus libri: è un’agevolazione per l’acquisto del materiale scolastico e di libri per famiglie a basso reddito con figli che frequentano le scuole dell’obbligo. Tale beneficio, è erogato e fissato su base regionale, per cui ogni Regione delibera ogni anno quali sono le condizioni e i requisiti di accesso da parte delle famiglie e soprattutto il limite di reddito ISEE. La cosa migliore è verificare che cosa prevede la propria regione.
Nuovo congedo parentale: è stato esteso dal Jobs Act il congedo parentale retribuito al 30%, dai tre ai sei anni del figlio (otto per le famiglie a basso reddito) e non retribuito dagli attuali otto anni del figlio a 12 anni.
Sconti sulle bollette di casa: sono agevolazioni fiscali previste per le famiglie a basso reddito che prevedono una riduzione o sconto in bolletta. I bonus confermati anche per il prossimo anno sono: bonus luce e gas e bonus acqua.
Esenzione/riduzione tassa sui rifiuti: le regioni possono stabilire chi ha diritto ad avere la riduzione o esenzione della tassa sui rifiuti, la nuova TARI. Ciascuna regione può decidere se e quando prevedere di bonus, il limite di reddito e la composizione del nucleo familiare. Per cui, per sapere come richiedere lo sconto in bolletta è necessario verificare al CAF e al proprio Comune le modalità di erogazione dell’eventuale agevolazione.
Social card per disoccupati 2016: nuclei familiari a basso reddito ISEE con almeno un componente senza occupazione e un minore. Questa misura non è mai partita. Con la nuova Legge di Stabilità 2016, il Governo sta pensando di estendere la social card sperimentale a tutta Italia e non introdurre l’agevolazione per disoccupati.
Assegno di maternità 2016 dello Stato: per madri naturali o adottive ma anche padri che però siano lavoratori anche precari.
Assegno di maternità 2016 dei Comuni è un contributo indirizzato alle madri disoccupate e casalinghe. La richiesta va presentata al Comune di residenza entro sei mesi dalla nascita del bimbo e dalla sua entrata in famiglia se adottato o preso in affido. Il beneficio è riconosciuto anche alle mamme extracomunitarie che, entro sei mesi dalla nascita del bambino, presentano la documentazione per la richiesta + permesso soggiorno.
Assegni nucleo familiare, assegni familiari e assegno terzo figlio. Assegni nucleo familiare spetta ai lavoratori dipendenti pubblici e privati full time e part time, agli iscritti alla gestione separata, insegnanti, colf, lavoratori di ditte cessate o fallite.
Gli assegni familiari spettano invece ai lavoratori autonomi (coltivatori diretti, coloni e mezzadri, piccoli coltivatori diretti e titolari delle pensioni a carico delle gestioni speciali dei lavoratori autonomi).
Assegno terzo figlio spetta ai nuclei familiari composto da almeno 3 figli minori.
Esenzione ticket 2016: riconosciuta ai cittadini per basso reddito, gravidanza, patologie croniche, tumori, invalidità, diagnosi precoce dei tumori e test HIV
Voucher asilo nido e baby sitter: è un’agevolazione di 600 euro al mese (totale 3.600 euro) per sei mesi massimi che spetta alle mamme lavoratrici dipendenti o iscritte alla gestione separata INPS che tornano al lavoro dopo la maternità obbligatoria.
Dal 2016 spetta anche alle lavoratrici autonome non parasubordinate (non iscritte alla gestione separata INPS) e alle imprenditrici. Per queste figure, il periodo fruibile dei voucher è ridotto della metà, per cui per 3 mesi per un totale di 1800 euro
Carta Acquisti 2016: La Carta Acquisti (conosciuta anche come Social Card) è disponibile anche per il 2016. E’ utilizzabile per il sostegno della spesa alimentare, sanitaria e il pagamento di bollette di luce e gas. La Carta vale 40 euro al mese e viene caricata ogni due mesi di 80 euro.
Il prestito sull’onore (legge regionale n.2 del 12/03/2003) si propone come un aiuto concreto per le famiglie con una difficoltà economica temporanea, per le future mamme con problemi nel proseguire la gestazione, giovani coppie con figli, famiglie con un solo genitore e figli minori.
Si tratta di un prestito in denaro a tasso zero che viene concesso dal Comune o dal suo delegato tramite una apposita convenzione con istituti bancari e con la finanza etica, per realizzare progetti di spesa che riguardino in primo luogo i figli, come spese sanitarie, spese relative l’abitazione, spese legali, spese scolastiche, spese per sostenere l’inserimento lavorativo di un genitore etc… L’entità del prestito e la modalità di restituzione sono stabilite caso per caso dall’ente erogatore.
Per poter accedere al prestito bisogna soddisfare alcuni requisiti, stabiliti dai regolamenti attuativi comunali, ad es. essere residenti nel territorio comunale, avere un determinato reddito (che varia a seconda dei Comuni).
Stefania De Angelis