Etimo etico: Vita
(La Voce della Vita – Ed. Gennaio 2016)
Oggi diamo inizio ad una nuova rubrica. In questo spazio cercheremo di analizzare sommariamente, ma non per questo in modo superficiale, l’etimologia e provenienza delle parole. Quotidianamente ci riempiamo la bocca di giudizi , scioriniamo sentenze e proliferiamo termini in modo spesso arbitrario, senza avere realmente idea di cosa si stia parlando, citando, tirando in causa. Queste saranno solo delle pillole, piccoli spunti, delle pulci nell’orecchio, per poter prendere di nuovo fra le mani, e render nostro, il senso intimo delle parole correnti, e farne buon uso.
Vita: lat. Vita, arcaico vivita, sanscrito g’ivathas. Probabilmente deriva da un’astrazione del termine vivus, vivo. E’ un’idea intuitiva, induttiva, da premesse particolari ad una visione generale, universale. Questo il motivo per cui è difficile trattarne o legiferarne.
Vita è ciò che nasce cresce muore. Non è un’entità ferma, quanto un processo, un cambiamento intrinseco nell’essere: è vivo ciò che è, ma sarà diverso, indipendentemente da fattori esterni.
Il vivere quindi contiene in sé il morire. Non c’è vita senza morte. Il contrario della vita non è dunque la morte, bensì la non-vita. La morte presuppone la vita, ed essa genera. Per dare valore alla vita, bisogna accettare il decadimento di questa, e la morte.
Essendo un processo, il vivere implica un soggetto: colui che vive. Essendo la vita non una cosa quanto un processo, il soggetto non è proprietario quanto fruitore del vivere. Da ciò possiamo dedurre che la vita non sia di nessuno.
DOMANDA DA PORCI: chi può davvero decidere di dare o togliere qualcosa che non è cosa, nè ha proprietario, e contiene in sé il proprio annullamento?
Luca Bevagna