Vitanews, 21 Giu – “8301 bambini salvati, 13 mila gestanti assistite durante la gravidanza, quasi 18mila donne aiutate anche se non gestanti. Possibilità di rifugio e di accoglienza per donne vittime di pressioni per abortire o comunque oggetto di violenza. Una rete di ascolto per chiamate di emergenza attiva H24 per 365 giorni all’anno. Sono i principali dati che fotografano l’attività dei 349 Centri di Aiuto alla Vita, del servizio di emergenza SOS Vita e delle 41 case di accoglienza operanti sul territorio nazionale nel 2016. Sono dati che testimoniano che prevenire l’aborto è possibile se davvero si offrono alternative a donne spesso costrette dal bisogno, dalla solitudine o dalla ignoranza”. Lo ha detto il deputato Gian Luigi Gigli, Presidente del Movimento per la Vita Italiano, durante la conferenza stampa alla Camera per la presentazione del Dossier “Vita Cav”, la raccolta dei dati sulle attività dei Centri di Aiuto alla Vita svolte nel 2016 illustrate assieme al collega Mario Sberna e al Professor Giancarlo Blangiardo, Ordinario di Demografia all’Università di Milano Bicocca.
“Il dossier sui dati Cav – ha sottolineato il professor Blangiardo – offre uno spaccato sociologico oltre che demografico delle situazioni di difficoltà per chi oggi vuole portare avanti una gravidanza. In particolare, fotografa la situazione di costrizione e di ignoranza di molte donne immigrate, l’età. È interessante che il significato positivo della vita che nasce sia presente tra molte giovani, essendo ben il 20 per cento le utenti dei Cav tra i 18 e i 24 anni; e lascia ben sperare anche il fatto che il partner-uomo si dichiari contrario all’aborto nel 36 per cento de casi. Ma questi dati dimostrano anche il disinteresse dei consultori familiari per la prevenzione dell’aborto, visto che la percentuale dei casi segnalati ai Cav da parte dei consultori è solo del 6 per cento”.
“L’80% delle donne sono straniere, la maggioranza proviene dal Marocco e dalla Nigeria”, ha spiegato Maria Luisa Di Ubaldo, coordinatrice dei Cav romani. “Se i Cav seguono i flussi migratori, abbiamo bisogno di mediatori culturali per un’accoglienza a 360 gradi”, ha osservato la Di Ubaldo, illustrando l’attività di accoglienza, ascolto garantita da operatori specializzati e volontari. L’attività dei Cav si articola sul piano medico, psicologico ed economico, tramite il “Progetto Gemma”, un servizio per l’adozione temporanea a distanza di madri in difficoltà tentate di rifiutare il proprio bambino. “Attraverso questo servizio – ha precisato la coordinatrice dei Cav Romani – e con un contributo mensile di 160 euro, si può adottare per 18 mesi una mamma e aiutare così il suo bambino. Dal 1994, anno in cui è nato Progetto Gemma, al 31 dicembre 2016 sono state “adottate” circa 22mila mamme”. “Se lo Stato, invece che sull’aborto, investisse sull’aiuto che le donne chiedono, non ci sarebbe l’andamento demografico attuale”, ha denunciato D’Ubaldo, presentando anche “Sos vita”, la rete delle emergenze messa in campo dal Movimento per la Vita, tramite i Cav, per l’assistenza – 24 ore su 24, tramite un numero telefonico (800-813.000) e un sito Internet – in caso di gravidanze a rischio, aborto e post-aborto. Restituiamo alla donna la libertà di non abortire”, ha concluso Di Ubaldo, sottolineando che solo a Roma, negli ultimi 7 anni, sono nati 6 nuovi Cav, di cui l’ultimo un mese fa in zona Acilia.