La Francia e la tassa sull’aborto

(ed. Febbraio 2016 de “La Voce della Vita“)

I contribuenti pagano anche l’ivg.

In Francia l’interruzione volontaria di gravidanza è ormai a tutti gli effetti radicata nella società. Il governo Hollande ha contribuito, nel 2013, a rendere tale pratica sempre più accessibile, caricandolo a spese dello Stato, ed applicabile in più situazioni nel 2014, cancellando dalla legge la clausola della sofferenza della madre (che legittimava l’interruzione di gravidanza solo in caso di danni fisici della madre) e consentendo di abortire alle donne che semplicemente lo desiderano.

Tuttavia, tale legislazione deve essere sembrata ancora poco vicina alle esigenze delle diritto aborto-politicafemminiledonne, oltre che alla situazione disagiata di molte francesi disoccupate e di molte immigrate che non possono garantirsi un aborto legale e sicuro. Il ministro della Salute francese, Marisol Touraine, ha così dichiarato (presso la sede francese di Planned Parenthood)* che a partire dal 1 Aprile, oltre all’interruzione di gravidanza, saranno gratuiti anche i relativi controlli e visite mediche. Le dichiarazioni del ministro arrivano al culmine della campagna “Mon corps, mon choix, mon droit” (mio il corpo, mia la scelta, mio il diritto), lanciata lo scorso settembre dal governo francese, per l’informazione delle donne circa l’ivg e per una ulteriore liberalizzazione della stessa. Il ministro si è così espresso in occasione della giornata mondiale per il diritto all’aborto del 28 settembre 2015: “Come nove francesi su dieci, ritengo che il diritto ad abortire sia un diritto fondamentale delle donne. […] è importante ribadire: nessun giudizio, nessuna pressione, nessuna disinformazione”.**

Una nuova spesa a carico dei contribuenti quindi, che vedono il loro diritto di libertà di coscienza ulteriormente limitato, essendo costretti a finanziare l’interruzione di gravidanza, che lo vogliano o no.  Lo Stato così facendo impone una sua etica, o meglio una non-etica, facendo passare la sua imposizione valoriale per una riforma sociale, in nome del benessere comune. Cessa così la divisione fra pubblico e privato (condizione tipica dei totalitarismi): lo Stato esprime un’idea di morale oggettiva a prescindere, che in quanto tale deve essere accettata dai cittadini sia interiormente sia in termini di spesa materiale, contribuendo con le tasse a concretizzare la possibilità di porre fine ad una vita. Non a caso in Francia si sta riflettendo circa l’idea di cancellare il diritto di obiezione di coscienza, oltre che di velocizzare i tempi dell’ivg.

Il caso francese appena esposto, non è un’ eccezione: anche in Italia l’aborto è offerto dal Servizio Sanitario Nazionale, un servizio erogato dallo Stato, quindi sostenuto con i soldi pubblici. Quindi, non solo ci vediamo costretti a convivere con  una cultura ostile al valore della vita, ma la dobbiamo anche pagare di tasca nostra.

Mattia Patriarca

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