( Ed. Novembre 2015 – “La Voce della Vita”)
Accanto ai vari sintomi di un’apocalisse imminente, come la guerra in Medio Oriente, il cambiamento climatico e l’immigrazione, non può mancare il problema della sovrappopolazione.
I paesi ad oggi più popolati , Cina e India, hanno tentato di porre rimedio all’eccessiva crescita demografica applicando politiche spesso disumane e dall’esito discutibile.
La Cina ha introdotto la politica del figlio unico punendo duramente, con multe pesanti e talvolta con il carcere, le famiglie che non si omologavano . Molte donne sono state costrette ad abortire e numerosi bambini sono “spariti”. Ciò ha provocato un notevole invecchiamento della popolazione e la diminuzione del sesso femminile, più “sacrificabile” nella cultura cinese che predilige i primogeniti maschi.
In India sono state operate delle sterilizzazioni di massa in alcune zone, che hanno avuto per oggetto gli strati più poveri della popolazione, in particolare le donne, molte delle quali hanno trovato la morte per maldestre operazioni. Tuttavia il problema della sovrappopolazione può essere considerato in parte un’allucinazione mediatica: viene esasperato un oramai risaputo “affollamento planetario” mentre passano in secondo piano le responsabilità dei governi riguardo la distribuzione delle risorse e lo sfruttamento impazzito delle stesse, fondamento di una società dedita allo spreco produttrice di povertà.
Proprio nel momento in cui emerge uno stato di scarsità, di necessità, una massa sconfinata di persone invisibile diventa, all’improvviso, visibile. Una massa sconfinata invisibile diventa all’improvviso visibile, la massa dei poveri è un mondo che per rimediare ad un sistema economico inumano risponde con rimedi altrettanto inumani, non cerca la via ragionevole. Una soluzione semplice a questo problema non esiste, tuttavia appare necessario, prima di imporre un sistematico quanto forzato decremento demografico, un ripensamento dell’economia, a cominciare dall’utilizzo responsabile delle risorse e dalla consapevolezza che esiste ancora posto per le persone, meno per gli sprechi e per gli abusi.
Mattia Patriarca