In occasione della “giornata della vita” vogliamo approfondire la nostra conoscenza riguardo questo miracolo che si ripete ogni giorno: la nascita di una nuova vita. Cercheremo di compiere un piccolo viaggio attraverso le tappe principali di questa meravigliosa avventura, dall’amorevole unione dei due genitori fino al primo respiro del neonato.
Tutto inizia dall’incontro tra le due cellule altamente specializzate (gameti) dell’uomo e della donna. Esse differiscono profondamente da tutte le altre: infatti nel maturarsi perdono metà del loro corredo cromosomico, una particolarità che di certo non può essere frutto del “caso”. Infatti, grazie a ciò, la cellula-figlio (lo zigote) avrà una normale dotazione di 46 cromosomi: 23 forniti dal padre e 23 dalla madre.
È questa “l’ora x”, il momento magico del concepimento. Le due cellule genitoriali si uniscono in un’unica entità fondendo i loro geni e creando una vita unica e irripetibile. Una particolarità da intendersi letteralmente: ogni nuova vita è unica sin dal primissimo concepimento, non ne nasceranno mai altre uguali; mai, neppure dagli stessi genitori.
Cominciato con due cellule che si uniscono, questo sorprendente viaggio è una sorta di fabbrica di cellule. Da questa cellula se ne originano due, poi quattro e così via. Fino a 8, sono uguali e indifferenziate (si dicono totipotenti, poiché ognuna può originare qualsiasi altra cellula dell’organismo). Si pensi che in 9 mesi questo ammasso, formato inizialmente da poche cellule, aumenterà di 200 miliardi di volte. Quattro giorni dopo la fertilizzazione siamo solo a 16 cellule (blastomeri) che ancora non sono impiantate. Si tratta di uno stato di suddivisione chiamato morula, per la forma a mora di gelso. Al 14° giorno si prepara l’impianto di quella che ora è chiamata blastula e che è composta da 100-150 cellule.
A tre settimane l’embrione presenta già gli organi fondamentali dell’esistenza: ha formato il sistema nervoso, i polmoni, l’intestino, lo stomaco e il cuore.
A sei settimane l’embrione fluttua nel liquido amniotico che lo protegge. È attaccato alla placenta attraverso il cordone ombelicale: da qui riceve i nutrienti e l’ossigeno necessario per il suo sviluppo, ma sono anche eliminati anidride carbonica e rifiuti del metabolismo. La placenta consente il passaggio delle molecole piccole ma non fa passare quelle più grandi come le ematiche, creando un’essenziale difesa. Nel caso, per esempio, che il bambino abbia una composizione sanguigna incompatibile con quella della madre, potrebbe scattare una risposta immunitaria per espellere il corpo estraneo.
A questo stadio l’embrione misura tra i 13 e i 22 millimetri di lunghezza. Le dita dei piedi e delle mani iniziano a configurarsi e a separarsi.
Nell’ottava settimana di gestazione si sviluppano corpo e arti: anche gli occhi sono già ben distinguibili. Questa data fa da spartiacque tra la fase embrionale e quella fetale: il feto a questo punto è in grado di reagire alla stimolazione intorno alla bocca contraendo i muscoli del collo e volgendo lentamente il capo. Ciò significa che i muscoli contengono fibre nervose: il sistema neurologico ha cominciato a funzionare.
In questa fase la differenziazione delle cellule nei vari organi (organogenesi) è molto più importante della crescita in centimetri: a fluttuare nella pancia della mamma è un esserino di 23 millimetri di lunghezza e 1 grammo di peso.
Aggrappato al cordone ombelicale, il feto cresce (6 centimetri di lunghezza per una ventina di grammi, tra la dodicesima e la quindicesima settimana) e comincia a muovere braccia e gambe nella placenta, già completamente sviluppata. Gli occhi sono formati, ma le palpebre rimangono serrate. All’interno del grembo materno il feto è circondato dal buio totale, anche se è probabilmente in grado di percepire variazioni di luminosità esterna. Alcuni esperimenti hanno rivelato infatti che indirizzando un fascio di luce intensa sull’addome della mamma, il feto si agita e le sue pulsazioni accelerano di 15 pulsazioni al minuto.
Tra la fine del primo trimestre e l’inizio del secondo non sa sopravvivere autonomamente, ma possiede già sistemi e funzioni avanzate. I dentini si formano all’interno delle gengive, crescono le unghie, costole e vertebre iniziano il processo di ossificazione che consente alle cartilagini di diventare ossa. A questo punto dello sviluppo il feto pesa 200 grammi.
Già al quarto mese il sesso del nascituro è evidente: i genitali esterni infatti sono ben riconoscibili all’esame ecografico. Giunto alla ventiduesima settimana raggiunge i 650 grammi di peso e i 21 centimetri di lunghezza dalla testa al coccige. A questo stadio della gestazione i movimenti del feto sono facilmente percepibili dalla madre. Inoltre il piccolo affina la tecnica che lo porterà alla nascita a succhiare il latte materno: scopre il pollice e inizia a succhiarlo.
A partire dal sesto mese si registrano reazioni da parte del nascituro agli stimoli sonori che lo circondano: il flusso regolare del sangue materno, il ritmo costante del battito cardiaco e la voce della mamma lo cullano durante tutto il tempo della gestazione. Ma non solo: se dall’esterno provengono rumori troppo forti, il piccolo reagisce con un’accelerazione del battito del cuore e movimenti di gambe e braccia. Il feto è inoltre sensibile alla musica: niente lo tranquillizza più del canto della madre e dell’ascolto di un brano di musica classica.
Nell’ultimo periodo della gravidanza il bambino diventa sempre più grande, fino ad occupare tutto lo spazio possibile nella pancia della mamma. È paffuto, roseo, reagisce sempre più energicamente agli stimoli esterni ed è proiettato verso il suo avvenire con grande vitalità.
Alla fine di questo lungo e intenso viaggio il bambino è pronto ad entrare nel mondo e a condividere con la sua mamma l’esperienza del parto per venire alla luce. Nel primissimo momento il neonato vive il parto come un allontanamento del suo mondo caldo e felice, e si abbandona ad un grido primordiale, che è simbolo della sua paura e della sua voglia di vivere insieme. Non appena però la mamma lo accoglie sul suo seno il piccolo si rilassa e trova una nuova felicità, finalmente pronto ad affrontare una nuova esistenza al fianco di colei che lo ha portato in grembo per tutto questo tempo.
Chiudiamo qui il nostro breve viaggio, avendo provato a mostrarvi il sorgere di un arcano e ineguagliabile prodigio: l’alba della vita umana.
Giacomo Paradisi