Articolo pubblicato su “La Voce della Vita” Ed. Marzo 2016
In questi giorni in Olanda si sta festeggiando la “settimana dell’eutanasia”; ad istituirla, dal 13 al 20 febbraio, è stata la potente associazione per il diritto di morire (Nvve) per celebrare il 15esimo anniversario dall’approvazione della legge che ha legalizzato la “buona morte”. Ma facciamo un passo indietro e cerchiamo di capire come si è giunti a questo punto, in uno dei paesi definiti più civili tra quelli dell’odierna Europa.
L’ESORDIO UFFICIALE. –Tutto inizia nel 1973, quando il Tribunale Distrettuale condanna il medico olandeseGeertruidaPostma per il reato di eutanasia, dopo aver messo fine alla vita della madre gravemente malata. Tuttavia la modalità secondo la quale era avvenuta la morte dell’anziana donna non avrebbe mai attirato l’attenzione delle autorità, se non ci fosse stata l’insistenza della stessa dottoressa Postma a rendere pubblico ciò che aveva fatto.L’ammissione di aver somministrato alla madre un’iniezione letale sembravacalcolata per sensibilizzare il pubblico e forzare la revisione giuridica delle leggi contro il suicidio assistito e l’eutanasia. La Postma riesce nell’intento. Grazie all’enorme visibilità ottenuta, il suo caso diventa il punto di riferimento per tutti coloro che volevano cambiare la legge. Sebbene la dottoressa sia trovata colpevole del reato di eutanasia, punibile con la reclusione fino a un massimo di 12 anni, il tribunale emette una condanna prettamente simbolica, condannandola, per omicidio del consenziente, a una settimana di carcere con la sospensione condizionale della pena, più un anno di libertà vigilata.
La strada della liberalizzazione per l’eutanasia era stata ormai inevitabilmente aperta: seguirono numerosi casi in cui i medici operarono questa pratica e furono considerati assolti da qualsiasi accusa di omicidio, perché le procedure eutanasiche furono ritenute in linea con gli obblighi della professione medica.
L’EUTANASIA E’ LEGALE. –Nel tentativo di determinare la frequenza di suicidio assistito ed eutanasia, lo Stato promuove uno studio nazionale che garantisce ai medici sia l’immunità che l’anonimato sulle risposte, al fine di ottenere informazioni il più possibile complete e veritiere. Realizzato nel 1990 e pubblicato dal governo olandese il 10 settembre 1991, lo studio rivela che le morti procurate dai medici ammontavano a più del 9,1% dei decessi annuali. Di queste morti, 2.300 riguardavano le eutanasie su richiesta, 400 i suicidi assistiti, e 1.040 (una media di circa 3 al giorno) erano morti da eutanasia praticata all’insaputa o senza il consenso del paziente. Dallo studio è altresì emerso che il 50% dei medici olandesi aveva suggerito l’eutanasia ai pazienti.
Alla fine, il 10 aprile 2001, il Parlamento olandese approva, con 46 sì contro 28 no, la Riforma delle procedure per porre fine alla vita su richiesta e per il suicidio assistito, e emenda il codice penale, affermando, in particolare, che i reati di eutanasia e di suicidio assistito non sono punibili se sono “attuati da un medico che ha soddisfatto i requisiti di dovuta diligenza” descritti nella legge. L’inserimento dei requisiti di “dovuta diligenza” trasforma i reati in trattamenti sanitari, come sostenevano i medici, mentre ogni intervento eutanasico che non sia mosso da “necessità terapeutiche” è considerato a tutti gli effetti una violenza e, di conseguenza, rimane sanzionato penalmente. Qualche mese dopo l’approvazione della nuova legge, l’UniversityMedical Centre Groningen ammette l’applicazione dell’eutanasia ai bambini non solo nei confronti dei neonati malati terminali, ma anche per i bambini nati con la spina bifida e con altre disabilità. Infine, nei mesi a seguire il ministro della Salute ElsBorst, colei che aveva promosso il disegno di legge in Parlamento, afferma che il governo avrebbe dovuto prendere in considerazione l’introduzione di una pillola per il suicidio per quei pazienti che, benché in salute, si sentono comunque pronti a morire.
In sostanza, all’inizio, l’eutanasia è stata contemplata solo per casi eccezionali di malattia terminale, poi vi è stata inglobata la sofferenza psicologica, in seguito si è aggiunta la disabilità e, dall’eutanasia chiesta da giovani e adulti, si è arrivati a quella decisa dai genitori nei confronti di neonati e bambini, finché si è cominciato a discutere di estenderne la possibilità anche a coloro che, benché sani, manifestino tedio per la vita, stanchezza di vivere, o che, semplicemente, “soffrano” di vecchiaia.
LA COMPLETA DEGENERAZIONE. –Ma non è ancora tutto: nel 2011, con le nuove linee guida rilasciate dalla KNMG, le maglie della morte assistita sono state allargate ancora di più, prevedendo per l’accesso alla morte assistita anche l’inclusione di fattori “psicosociali”. Secondo le nuove disposizioni dell’Associazione Medica Olandese dovrebbero essere annoverati tra i destinatari dell’eutanasia anche coloro che soffrono di “disturbi mentali e psicosociali” come perdita di funzioni e di autonomia, e isolamento. In questo modo, alle “sofferenze insostenibili e continue” previste dalla legge verrebbero inglobate anche la mancanza di “capacità sociali, mezzi finanziari e una rete sociale”. In questo modo inizia la terribile degenerazione che permette l’accesso a questa pratica anche a coloro che sono affetti da disturbi che interessano vista, udito e mobilità; cadute; confinamento a letto; affaticamento; esaurimento e perdita di forma fisica. Insomma, nessuno sarebbe escluso da questo “privilegio”.
L’ultimo orrore che si sono inventati, attivo da marzo 2012, con l’obiettivo di rimuovere l’ostacolo dell’obiezione di coscienza, è il “pronto soccorso eutanasico” : 15 unità sanitarie mobili composte da medici e infermieri volontari, disposti a praticare l’eutanasia a domicilio. Ora, quando un medico di famiglia si rifiuta di applicare l’eutanasia, a motivo dei propri convincimenti morali o religiosi, intervengono gli “angeli della morte” di Amsterdam a far sì che il diritto di morire venga pienamente garantito. Contattare il “servizio” è molto semplice, basta una telefonata o una e-mail e, nel giro di 48 ore, sono da te con la “medicina”. Il programma “eutanasia ambulante”, che è stato approvato dal ministro della Sanità Edith Schippers, nei primi otto mesi di attività aveva già 456 persone registrate per farsi uccidere: , di queste avevano usufruito del “servizio a domicilio”in 51, e di queste 51 solo il 30% era sofferente di una malattia allo stadio terminale.
Giacomo Paradisi