IL FATTO – La Terza sezione del Consiglio di Stato, in data 8 febbraio 2015, ha disposto che i medici dei consultori pubblici non possono essere obbligati a rilasciare i certificati volti a legittimare l’interruzione volontaria di gravidanza, garantendo così l’esercizio dell’obiezione di coscienza per i medici e il personale sanitario. Va precisato che la decisione non è definitiva, è stata presa, infatti, in sede cautelare accogliendo parzialmente il ricorso che era stato presentato dal Movimento per la vita e dalle associazioni dei medici e ginecologi cattolici. È stata così sospesa una parte del decreto, chiamato dalla stampa nazionale «anti-obiezione», emesso dal presidente della Regione Lazio nello scorso 12 maggio 2014.
RIFLESSIONE – Cos’è l’obiezione di coscienza? Dal punto di vista sanitario, come dice la parola stessa, è il diritto del medico e del personale sanitario di rifiutarsi di prestare la propria opera di fronte a una richiesta di intervento che si dimostra contraria ai propri principi etici, morali e religiosi. È legittima se prevista dalla legge. È l’antidoto ad una eventuale discordanza tra il diritto naturale e il diritto positivo. L’obiettore non mette in discussione la validità della legge in se ma è mosso dall’intenzione di testimoniare la sua adesione ad alcuni valori morali. Tali valori, però, sono e devono essere strettamente legati a principi costituzionalmente protetti: è il caso del diritto alla vita. L’obiezione di coscienza è un diritto fondamentale dell’uomo, perché da compimento alla sua più intima essenza; anche se si manifesta come disubbidienza, è solo apparentemente un atto eversivo del sistema giuridico, perché dicendo di no alla legge l’obiettore intende dire di si al diritto[1]. Nel nostro ordinamento l’art. 9 della L.194/78 (la c.d. “legge sull’ aborto”) sancisce il diritto all’obiezione di coscienza per i medici e il personale sanitario.
ALCUNI NUMERI – I dati definitivi della “Relazione del Ministro della Salute sulla attuazione della L. 194/78” dell’anno 2013 sono positivi. In Italia i ginecologi obiettori sono il 69,3% (due su tre). Tra il personale non medico il tasso di obiezione è pari al 45%. Le regioni con il più alto tasso di medici obiettori sono il Molise con il 90,3% e il Lazio con 81,9%. Gli obiettori aumentano e questo è un dato importante: la consapevolezza che l’aborto sia una pratica omicida e fortemente negativa è sempre maggiore.
Il numero di ginecologi contrari all’aborto ha un significato che va oltre le semplici statistiche: rappresenta la sconfitta della irrazionale dell’ideologia rispetto alla realtà, la vittoria della scienza e del buon senso sulla speculazione filosofica relativista che cerca di eliminare l’embrione, una vita unica e preziosa. Come la luce di un faro nella notte, l’obiezione di coscienza è la testimonianza concreta che l’aborto è un omicidio e che la difesa della vita sia la scelta giusta.
Massimo Magliocchetti
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[1] F. D’ AGOSTINO, Corso breve di filosofia del diritto, 2011, pag. 135